E’ questa la mia ultima rosa? Chiese la siepe, stanca. E’ l’ultima – rispose l’Autunno – ma di molti petali si compone, e uno ad uno il vento li porterà via. E come farà? Cosa accadrà loro? Ad ogni soffio una manciata andrà verso il mondo, qualcuno cadrà prima di vedere il tramonto, un altro… Continua a leggere

ieròs

Dioniso, figlio di Zeus, una volta morì e conobbe la pazzia. Lo chiamarono il dio ebbro per nascondere agli uomini e agli dei, che non conoscevano la morte, l’orrore dietro le pupille. Anche Cristo una volta morì. Anch’egli figlio di profezie, adombrò il padre, che, come ultima vendetta, gli regalò la follia che fu di… Continua a leggere ieròs

La controra

Esiste un’ora, narrata fin dall’antichità, in cui la luce la fa da padrona: regina del mondo, in quella porzione di vita non un’ombra s’azzarda a contrastarla. Dicono che sia un’ora funesta, in cui non stia bene uscire e manco pregare, perché pure i santi si sentono strani quando le ombre spariscono. Sui demoni che la… Continua a leggere La controra

Cruccio numero dieci

Non gli era mai andata troppo a genio l’idea di rimanere per sempre un essere umano. Non gli piacevano tutti quegli obblighi inutili, dover lavorare su tutti, ma in generale tutte le responsabilità di una vita socialmente accettabile lo annoiavano terribilmente e non ne riusciva a capire l’utilità. Il vecchio del paese, stanco di sentirlo… Continua a leggere Cruccio numero dieci

Cruccio numero nove

B. era riuscito a diventare una farfalla, dopo anni e anni di tentativi maldestri. C’era riuscito un giorno quasi senza che se ne rendesse conto: si era appisolato sul divano e un ragno annoiato aveva deciso di rivestirlo completamente con la sua ragnatela. In un primo momento la cosa lo aveva lasciato interdetto, ma quando,… Continua a leggere Cruccio numero nove

Cruccio numero otto

Fantasticando sul suo futuro con Lara, graziosa commessa che tentava da tempo di avvicinare, P. aveva capito che tutto sommato non era poi così sicuro di voler condividere la sua futura villa in campagna con quella giovane ragazza. Aveva notato che a differenza dei primi tempi, quando le sue visioni erano allegre e spensierate, era… Continua a leggere Cruccio numero otto

Cruccio numero sette

Fin da bambino R. era mosso da una fantasia fuori del normale, tanto che, a differenza dei suoi coetanei che, quando richiamati al dovere, smettevano i loro giochi, portava persino a tavola i suoi amici immaginari, mettendo in grave imbarazzo tutta la famiglia, soprattutto perché si trattava sempre di mostri dall’appetito singolare e smisurato. I… Continua a leggere Cruccio numero sette

Le donne di Messina, Elio Vittorini

[…] Era un cerro, ch’è della famiglia delle querce, albero di legno duro. Solo nel villaggio, a un’estremità di esso, e il solo di chilometri e chilometri intorno, era più fiero, a vederlo, e come più sacro, dell’ingresso romanico al buio della chiesa sua vicina; come più di quella impregnato d speranze, voti, disegni umani… Continua a leggere Le donne di Messina, Elio Vittorini

Il macellaio

Era arrivato nel mio paese un nuovo macellaio. Quello di prima era morto per un infarto e siamo stati costretti, per qualche tempo, a comprare la carne nel paese vicino. Poi, dal nulla, arrivò lui. Era l’ultimo giorno di scuola e stavo tornando a casa in bicicletta, quando lo vidi arrivare seguito da tre grossi… Continua a leggere Il macellaio

Notturna

S’inerpica la montagna per il cielo e lesto la segue il rovo, a segnare il passo. Cercano le nuvole, nere o limpide, e aspettano che teneramente li accarezzino in banchi di nebbie. Consumano il loro amore e intanto altre vite si cullano al loro talamo: faggi alteri, felci verdi di acqua, e animali: cervi, ricci,… Continua a leggere Notturna

Ar funerale mio

Ar funerale mio io nun ce sarò, nun ve starò a guardà dall’arto – o dar basso: ce sarete solo voi colle lenti scure a nasconne ’r trucco – se sfatto, se ‘ntatto – cor dolore vero o coi singhiozzi finti. De’ la morte mia io nun saprò gnente: sarà bella, sarà brutta, si metterete… Continua a leggere Ar funerale mio

Onan

Mi masturbavo almeno cinque volte al giorno. Iniziavo la mattina, ancora nel dormiveglia, e mi addormentavo la sera col membro in mano. Quando ero piccolo arrivavo a scorticarmi. La pelle mi bruciava e urinare era un tormento, ma ugualmente non riuscivo a farne a meno. Poi imparai a non farmi male. La mia prima sega… Continua a leggere Onan

Tourette, appunti sullo sbraitare

❝Ho individuato questa sindrome, che a quanto pare dilaga negli ultimi tempi, l’estrema risorsa che resta all’uomo di sfogare la sua rabbia contro il mondo: la mente, la coscienza, l’intelligenza ormai tacciono, hanno dato forfait. Non c’è più né voglia né forza di dire “no”, di contrastare in qualche modo il corso delle cose. Questo… Continua a leggere Tourette, appunti sullo sbraitare

Intermezzo

Un vecchio appunto, dedicato (con molta poca modestia) a Pirandello personaggi: Coro, narratore, attore protagonista, prima attrice, la Sciantosa, gobbo. Coro: Cantiamo! Cantiamo affinché voi udiate che toccò in sorte a codesto sciagurato! Sciagurato, sì: sciagurato, perché sono note di sventura, inni alla scalogna i nostri, ed altri non ne conosciamo. Cantiamo! Cantiamo! E voi… Continua a leggere Intermezzo

Sora mia

A Sora bella, ma che te acconci a fa’? Nun lo vedi che nell’occhio mio nun c’è ‘na fiamma, nun ce sta amore, che me ne faccio der visetto tuo? Che m’emporta se m’ancheggi, si me te strusci – gatta de strada – come a dimme: -Ahò, nun ‘o vedi quanto so bella? Nun ‘o… Continua a leggere Sora mia

L’amore è ‘n lusso pe’ signori

Si sei ‘n poveraccio nun te poi manco innamorà: si lei è ricca, nun te se fila; si è povera, tra lli stracci ‘a polvere e ‘a zozzeria, è più lo schifo che te fa d’ ‘a grazia, si lla tiene. Si sei ‘n poveraccio t’accontenti: si c’ha ‘r naso storto, si c’ha le zinne… Continua a leggere L’amore è ‘n lusso pe’ signori

La Comare Secca

La Comare Secca ce lo sai chi è? L’ho incontrata l’antra sera ch’usciva tutt’azzimata: -’Ndo vai, Comare Se’? Pe’ chi te stai a ffà bbona? -Me ne vado a rimorchià, a raccattà quarche pischello: c’ho voja d’avventure, c’ho ‘n prurito sott’ar petto! E se ne annava, tutta bbella, cor sorriso da regazzina, camminava coll’anche: mo… Continua a leggere La Comare Secca

Il ventisette

Il ventisette 1 I. Il giorno ventisette il signor Cavalli aveva deciso di ritirare tutti i suoi soldi in banca, quasi 100.000 euro in contanti. Aveva comperato una valigetta di pelle di ottima fattura, si era rasato barba e capelli, aveva indossato il suo cappotto migliore e si era diretto in banca con passo fermo… Continua a leggere Il ventisette

Il fucile e la fotografia

-Ah, sì, lo so che non si uccide, mica sono un assassino, ma che c’entra coi tedeschi? Il mio dovere era difendere, e l’ho rispettato, se per difenderci dovevamo ammazzare, beh,non era colpa nostra. E lo farei ancora, cosa credi: pecca chi offende la vita, non chi combatte per lei. Mio nonno era cattolico praticante,… Continua a leggere Il fucile e la fotografia